La dignità del Bauen non si sgombera
Il Bauen Hotel di Buenos Aires, fallito nel 2001, è stato occupato nel 2003 trasformandosi in un simbolo delle imprese recuperate e del lavoro senza padroni. Dopo undici anni di autogestione arriva l'
Siamo a Callao y Corrientes, pieno centro della capitale argentina. A poche centinaia di metri, il Congresso con la sua immensa piazza, dall’altro lato le librerie e i teatri di calle Corrientes, importantissima arteria della metropoli bonarense. Il Bauen hotel è un immenso palazzone di oltre venti piani, costruito durante la dittatura come hotel di lusso per le classi dominanti argentine e le delegazioni europee del Mondiale 1978, abbandonato dopo il licenziamento di tutti i dipendenti e il fallimento dell’impresa nel 2001 e rioccupato il 21 marzo 2003 da un gruppo di ex dipendenti. Da allora la cooperativa del Bauen è diventata un simbolo del movimento delle imprese recuperate, trasformandosi da luogo della speculazione, della corruzione e della truffa nei confronti dei lavoratori in esperimento di autogestione, cooperazione e liberazione.
Il Bauen è stato costruito con un credito ottenuto dall’imprenditore Iurkovic grazie all’intercessione del viceammiraglio Lacoste, membro della dittatura militare. Un debito mai saldato, all’origine della controversia giudiziaria tra la vecchia proprietà, lo Stato e la cooperativa che autogestisce lo stabile. Non a caso negli ultimi anni le mobilitazioni del 24 marzo, anniversario del golpe militare, insistono molto sul tema delle complicità del potere economico con la giunta militare: è proprio questo uno dei casi in questione. “Iurkovich basura, vos sos la dictadura” cantano i lavoratori del Bauen, mettendo in luce vecchie e nuove connivenze dei potentati economici con la dittatura militare. E’ infatti proprio la società del figlio del vecchio proprietario ad aver richiesto, ed ottenuto dalla magistratura, il reintegro in possesso dello stabile.
Un atto politico grave, un attacco pesante contro una esperienza importante del movimento dei lavoratori senza padrone, che oggi sta conoscendo una fase di interessante espansione al di là dell’esperienza argentina, anche nello spazio euromediterraneo, come emerso durante l’incontro internazionale “Economia dei lavoratori” tenutosi a Marsiglia a fine gennaio 2014. A due anni dall’ultima grande mobilitazione in occasione dell’inizio del processo è arrivata la sentenza del tribunale, proprio nel giorno dell’undicesimo anniversario dell’occupazione. Al Bauen era in corso un evento di dibattito pubblico al cui interno si stava tenendo la presentazione del IV rilevamento delle fabbriche recuperate argentine a cura di Facultad Abierta, programma di ricerca dell’Università di Buenos Aires.
Andrès Ruggeri, direttore di Facultad Abierta - che ha partecipato ad un dibattito tenutosi ad Officine Zero di Roma lo scorso dicembre - tra gli organizzatori del meeting di gennaio a Marsiglia, ci aggiorna sui dati emersi da questa inchiesta. "Il quarto rilevamento delle imprese autogestite ci mostra come questo movimento continua a crescere in Argentina. Negli ultimi tre anni infatti vi sono stati 63 nuovi casi di occupazione e recupero di fabbriche, per cui arriviamo a contarne 311 per un totale di 13.500 lavoratori impiegati.” Dimostrando così che il fenomeno riguarda la contemporaneità e non solo l’emergenza della crisi del 2001, Andrès spiega che “i lavoratori argentini individuano nell’autogestione una reale via di uscita dalla disoccupazione e una forma di risoluzione del problema relativo alla chiusura delle fabbriche e delle imprese, tanto che tra le attuali imprese recuperate circa la metà sono nate successivamente alla crisi del 2001. Le fabbriche recuperate nate dalla crisi hanno dimostrato che è possibile mantenere in funzione una impresa e mantenere i propri posti di lavoro senza sfruttare altri lavoratori diventando così un esempio vivo dell’economia autogestita dei lavoratori”.
"Stiamo attraversando un momento difficile, ma vogliamo resistere” ci dice Marcelo della cooperativa Bauen. Per il 15 e 16 aprile “stiamo costruendo due giornate di lotta con l’appoggio e la complicità di artisti, lavoratori, intellettuali, movimenti sociali, per rendere visibile la questione e per far si che la politica sappia rispondere affrontando la questione. Invitiamo a tutti ad appoggiarci, perché solidarizzare con il Bauen vuol dire difendere lo spazio di possibilità di tutte le imprese recuperate, perché non vi siano più lavoratori soli e abbandonati al loro destino di disoccupazione”.
Federico, vicepresidente della cooperativa Bauen, conclude affermando che vi è “la possibilità concreta dello sgombero, ma devono tener conto della nostra capacità di resistenza, abbiamo l’appoggio da tanti movimenti sociali sia argentini che a livello globale. Noi affermiamo con forza che la cooperativa non abbandonerà lo stabile, che non accetteremo l’ordine di sgombero, e chiediamo che lo Stato nazionale prenda posizione anche rispetto alla relazione tra imprenditori e militari durante la dittatura. Visto che il debito con lo stato non è stato mai pagato in questi 36 anni, riteniamo che la proprietà sia dello Stato e non della famiglia del defunto imprenditore Iurkovic, per cui non vogliamo che l’edificio venga restituito alla Mercoteles, ma piuttosto che venga assegnato a chi lo autogestisce da undici anni”.
Il 15 e il 16 aprile saranno le due giornate di mobilitazione e di solidarietà a livello internazionale per difendere e sostenere il Bauen, per affermare che l’hotel appartiene ai suoi lavoratori, ma non solo, che è un patrimonio comune delle lotte per l’emancipazione, contro lo sfruttamento, la disoccupazione, l’attacco ai diritti dei lavoratori. E in quanto tale, va difeso da tutti con determinazione.